Dal Punteruolo rosso delle palme alla Xilella dell’olivo, anche la stampa da alcuni anni porta all’attenzione del grande pubblico alcune delle  più diffuse emergenze fitosanitarie.

Oltre che dai comuni patogeni,  minacce alle colture possono derivare anche da insetti e patogeni locali favoriti dalle mutate condizioni climatiche  o da nuove tecniche agronomiche.


Nell’immagine: Fillossera della vite (Viteus vitifoliae ).  Originaria del Nord America, questo insetto parassita della vite fu segnalato in Francia nel 1863. In pochi anni  si diffuse rapidamente nel Vecchio Continente provocando ingenti danni alla viticoltura e all’enologia. Grazie a una intuizione del Prof. Planchoin di Montpellier a partire dal 1880 si iniziò a innestare le viti europee su viti di origine americana, le cui radici sono capaci di resistere all’attacco dell’insetto. Fu così possibile arrestarne la devastante diffusione dell’insetto.  L’arrivo in Europa della Fillossera è molto probabilmente da imputare all’intoduzione in Europa dal Nord America di barbatelle infestate.

Immagine tratta da: L. Zerbini ( 1937) La fillossera e la ricostruzione viticola nel bolognese.


Parliamo di emergenza fitosanitaria quando un patogeno – includendo in questo termine funghi, batteri, virus, insetti, piante infestanti e altri organismi dannosi per le piante – si sviluppa in forma epidemica causando gravi danni a piante coltivate e ornamentali. Queste emergenze possono interessare un singolo Paese o arrivare a coinvolgere un continente.

Bisogna innanzitutto specificare che le emergenze fitosanitarie non sono una peculiarità dei nostri tempi, anche se solo in tempi a noi più vicini nuovi fattori sono intervenuti   nella dinamica del fenomeno.

L’introduzione involontaria di una specie aliena in un Paese è a tutt’oggi una delle cause principali dello sviluppo delle emergenze fitosanitarie.  Con il termine “specie aliena” deve intendersi una specie “estranea, forestiera” (dal latino alienus = altrui, appartenente ad altri, straniero). Se le condizioni ambientali consentono all’intruso  la colonizzazione  del nuovo territorio, frequentemente si può avere uno sviluppo incontrollato del nuovo arrivato, non contrastato dai sui antagonisti (parassiti e predatori), talvolta assecondato anche dalle favorevoli condizioni ambientali (disponibilità di cibo, condizioni climatiche idonee ecc.). In alcuni situazioni la specie aliena, se particolarmente avvantaggiata dal nuovo habitat, può prendere il sopravvento sulle specie autoctone affini.

La  globalizzazione, con il conseguente intensificarsi degli scambi commerciali tra Paesi anche molti lontani, ha ridotto distanze geografiche  e i tempi di spostamento delle merci, con prevedibili vantaggi per le specie dannose che viaggiano “clandestinamente” con esse. Anche gli spostamenti di persone – ad esempio attraverso l’attività turistica – possono contribuire a favorire la diffusione di specie indesiderate.

Numerose specie hanno saputo approfittare dei traffici commerciali per diffondersi oltre il loro areale d’origine molto prima dello sviluppo della globalizzazione.
Dalla zona andina del Sud America la Peronospora della Patata (Phytophtora infestans) giunse in Europa a metà del XIX secolo, verosimilmente attraverso tuberi infetti, sicuramente agevolata dalla navigazione a vapore che accorciava le distanze tra Nuovo e Vecchio Mondo.
In tempi a noi più vicini arrivano nei nostri campi, sempre dal oltre atlantico, la Dorifora della patata (Leptinotarsa decemlineata) e la Piralide del mais ( Ostrinia nubilalis ), fino alle più recenti emergenze quali la Batteriosi del Kiwi (Pseudomonas syringae pv actinidiae), il Colpo di fuoco batterico delle pomacee (Erwinia amylovora), la Diabrotica (Diabrotica virgifera virgifera), la Vespa cinese del castagno (Dryocosmus kuriphilus), la Cimice asiatica (Halyomorpha halys) ecc.

Ovviamente il rischio dell’introduzione di specie aliene non interessa unicamente il nostro continente.  La Lymantria (Lymantria dispar) è un lepidottero che allo stadio larvale si ciba delle foglie di diverse essenze arboree (es. pioppi, querce, aceri, vite, pomacee, drupacee) . Introdotta accidentalmente nel Nord America sta provocando seri danni a boschi e colture. La Vespa del legno (Sirex gigas) nei nostri ambienti solitamente è contenuta in modo efficace da diversi parassiti, cosa che purtroppo non è avvenuto nei Paesi in cui si è diffusa, dove questo imenottero si è reso responsabile di gravi danni ai boschi di conifere.

E’ a partire dagli anni ’60 del secolo scorso che è progressivamente aumentato il fenomeno dell’introduzione nel nostro Paese di specie aliene. Da studi che fanno riferimento al periodo 1945 – 2004 si evince che le specie esotiche introdotte nel nostro Paese provengono prevalentemente dall’America (37%) ed all’Asia (29%). Il 63% di questi invasor appartengano al raggruppamento degli Emitteri (es. Cimice asiatica ). Seguono i Coletteri con il 12% (es. Dorifora della patata, e Diabrotica) e  Ditteri (7%; es. Mosca del noce). Chiudono la classifica i Lepidotteri, Tisanotteri e acari, ciascuno con un 6%.

Per quanto detto sino a questo punto si potrebbe essere portati a credere che questi nuovi arrivati abbiano sempre e comunque altissime probabilità di colonizzare con successo i nuovi ambienti. In realtà non tutte hanno buone possibilità di affermarsi, anzi. Molte sono destinate a soccombere perché incapaci di colonizzare il nuovo habitat (condizioni climatico/ambientali avverse, mancanza di piante che possano offrire cibo e/o riparo ecc.). Qualcuno ha provato a quantificare quale sia la probabilità di successo dei nuovi arrivati nel colonizzare il nuovo ambiente.  Williamson (1996) ha elaborato la così detta Regola empirica del 10% (Ten percent rule) che può essere così sintetizzata: su 100 specie aliene introdotte solo 10 si insediano stabilmente e di queste solo 1 diviene effettivamente invasiva. Anche se si tratta di una regola empirica  che ammette diverse eccezioni e che suscita diverse critiche, essa ci dice anche un’alta cosa importante. Anche se il numero di specie invasive  sembra essere rilevante, dobbiamo pensare che probabilmente risultano di gran lunga  maggiore il numero di specie importate che conducono un’esistenza più discreta, senza avere all’apparenza alcun impatto sull’ambiente e le attività economiche dell’uomo.

Il cambiamento climatico è destinato a influenzare profondamente il nostro futuro e le attività economiche, e tra queste principalmente l’agricoltura. Diversi studiosi hanno cercato di capire quale potrebbe essere l’impatto di questo cambiamento  nello svilupo delle malattie delle piante e nelle infestazioni degli insetti fitofagi.
Relativamente alle specie aliene il mutare del clima può sortire principalmente due tipi di conseguenze:
favorire l’insediamento di specie esotiche nei nostri ambienti;
creare condizioni favorevoli/sfavorevoli allo sviluppo di patogeni o insetti originari dei nostri ambienti.
La Mosca della frutta  (Ceratitis capitata) è una specie storicamente presente nel Sud Itali ove allo stato larvale danneggi i frutti di diverse specie. Fino a non molti anni addietro la sua presenza al Nord era sporadica e la si riteneva incapace di sopravvivere ai rigori invernali.  L’aumento delle temperature minime invernali potrebbe aumentare le probabilità di sopravvivenza di questo insetto, favorendo l’espansione del suo areale verso Nord.
Anche le specie autoctone potrebbero però essere favorite da condizioni ambientali modificate (inverni più miti, estati torride più frequenti ecc.). Al pari dell’esempio precedente si avrebbe una minore mortalità invernale delle forme svernanti, anticipata comparsa di infestazioni, possibile aumento dei cicli riproduttivi ecc.

Il cambiamento delle tecniche agronomiche (lavorazioni del terreno, successioni colturali, scelta delle varietà ecc.) possono modificare le condizioni colturali favorendo lo sviluppo di patogeni e insetti.

Nei cereali a paglia il sempre più frequente ricorso alla monosuccessione o ristoppio (successione della coltura a sé stessa) aumenta i rischi di attacco di funghi responsabili del complesso noto come Mal del piede dei cereali.
Altri patogeni dei cereali già presenti nei nostri ambienti e che in anni recenti hanno causato danni di danni di notevole rilevanza economica sono la Septoriosi del frumento (Septoria tritici e Stagonospora nodorum) e la Fusariosi della spiga. Quest’ultima è dovuta a funghi appartenenti a diverse specie (in particole si citano Fusarium graminearum, F. avenaceum, F. culmorum, F. poae e Microdochium nivalis) capaci di colonizzare le spighe del frumento tenero e duro e di altri cereali a paglia nella fase di fioritura. La loro azione dannosa si esplica soprattutto attraverso la contaminazione delle cariossidi con micotossine, metaboliti fungini secondari capaci di svolgere azioni tossiche su l’uomo e gli animali.
La contaminazione della granella con micotossine è divenuta particolarmente importante anche sul mais dove la spiga può essere contaminata da funghi produttori di micotossine appartenenti principalmente ai generi Aspergillus spp.,e   Fusarium spp.

Angelo Sarti