La famiglia degli Eriophydae  comprende acari di piccolissime dimensioni (0.1 – 0.3 mm), di aspetto allungato-conico o vermiforme, muniti di due sole paia di zampe. A secondo della specie durante il ciclo annuale si possono avere due tipi di femmine: le protogine, che compaiono nel periodo primaverile-estivo, e le deutogine, che si differenziano nel periodo autunnale e sono destinate allo svernamento.

Per lo più gli Eriofidi vivono su piante arboree e superano l’inverno all’interno delle gemme.

I danni che possono arrecare sono essenzialmente di due tipi:

  • Alterazioni cromatiche sulle foglie e talvolta sui frutti. Quest’ultimo caso è tipico, ad esempio,  degli Eriofidi che causano la “ruggionosità” sui frutti del pero (Epitrimerus pyri);
  • Deformazioni specifiche che possono essere:

– a carico delle foglie (galle), come nel caso dell’Erinosi della vite (Eriophyes vitis – vedi post precedente) o dell’Eriofide vescicoloso del pero (Eriophyes pyri);

-a carico delle gemme o germogli, come nel caso dell’Eriofide delle gemme del nocciolo (Phytoptus avellanae).

In questo post ci si soffermerà sull’Eriofide vescicoloso del pero. Questo acaro è meno conosciuto dell’Eriofide ruggionoso (Epitrimerus pyri) e solitamente viene ritenuto meno dannoso.

L’adulto sverna all’interno delle gemme, tra le perule, riprendendo l’attività alla ripresa vegetativa. Le sue punture provocano piccole bollosità sulle foglie di forma allungata, visibili soprattutto sulla pagina superiore, in un primo momento di colore verde chiaro per poi assumere una colorazione rossastra e imbrunire per il disseccamento dei tessuti. In corrispondenza di queste bollosità nella pagina inferiore si ha  uno sviluppo ipertofico di peli fra i quali si annidano gli Eriofidi. Le foglie assumono una consistenza rigida e possono lacerasi.

In caso di forti infestazioni precoci possono essere attaccati anche i fiori e i frutticini, con possibilità di cascola.

In un anno l’eriofide vescicoloso può compiere 2-4 generazioni, a seconda dell’andamento climatico.

In caso di forti attacchi nella precedente annata è possibile utilizzare olio bianco in formulazione con zolfo, impiegandolo non oltre la fase di “gemma gonfia”.  Durante la fase vegetativa, se occorre intervenire, si possono utilizzare formulati insetticidi-acaricidi a base di Abamectina o Fenpyroximate. Come per altri Eriofidi è possibile impiegare anche lo zolfo, adottando le dovute cautele (Rischio di fitotossicità).

[Per la lotta all’Eriofide si è fatto riferimento a quanto riportato nei Disciplinari di produzione integrata della Regione Emilia-Romagna – anno 2019]